Pranzo veg in Val di Chiana: Ristorante Belvedere (Monte San Savino-Arezzo)
Secondo voi è possibile fare un pasto completo, e con i fiocchi, in piena Val di Chiana (Toscana) senza carne e derivati animali?!
Ebbene si! Vi raccontiamo come è andata: sabato eravamo in viaggio, di ritorno dalla Calabria, erano le 11:30 e iniziavamo a pensare alla sosta pranzo. Della pasta al sugo “leggermente” lungo dell’autogrill ( mangiata all’andata) non ne avevamo proprio voglia. Così faccio una piccola ricerca online sperando di trovare nei nostri paraggi uno dei ristoranti consigliati dalla guida Autostrade Gourmet. Trovo un estratto con una lista di 10 locali in Toscana, scarto quelli lontani, ne rimangono 2, uno è chiuso a pranzo…l’eletto è il Ristorante Belvedere a Monte San Savino- Arezzo. Guardo dove si trova, “uscita tra 15 km” Ferdinando in sottofondo mi fa cenno di sbrigarmi…perfetto! Un attimo però, siamo in Toscana, in piena Val di Chiana…io e Ferdinando esclamiamo insieme “avranno qualcosa per noi? Qui sarà tutto a base di carne”. Veloce cerco il menù per dare un’occhiata: “hanno i piatti vegani con tanto di bollino in evidenza”! Ancora increduli, prima di superare l’uscita dell’autostrada, chiamo al volo per prenotare…dopo questa serie di fortunati eventi, non vorrei rischiare di rimanerci male e trovarlo chiuso o senza posti. Fatto, arriviamo! Cioè, non è stato proprio così immediato. Su 3 navigatori in macchina, 1 ci voleva portare in Turchia…non mi sembrava il caso. 1 si era perso chissà dove. L’altro ci porta su una strada sterrata in piena campagna. Io sono fiduciosa, ci siamo stati nelle campagne toscane e dove pensi ci sia il nulla, trovi sempre dei tesori. Ferdinando che guida e deve portarci sane e salve alla meta, si preoccupa e crede che anche il terzo navigatore complotti contro di noi. Richiamo il ristorante e parlo con il signore che poi scoprirò essere il proprietario nonché chef Massimo Rossi: “prosegua, non si sfiduci…il navigatore depista un po’”. Proseguiamo per pochi metri ancora ed eccoci arrivati. Circondato da alberi di olive, con ampio parcheggio e spazio relax in pieno verde, sono curiosa di vedere la “terrazza sulla Val di Chiana” di cui avevo letto in fase di ricerca. Entriamo, locale ampio e curato…vedo subito la luce dalle vetrate che aprono la vista sulla meravigliosa Valle. Il nostro tavolo è proprio li accanto. Tavola semplice e raffinata, mi colpiscono piacevolmente i centrotavola con dei fiori freschi recisi…mi volto e li vedo su tutti i tavoli, wow! Bellissima premessa da cui capiamo che chi lavora in questo posto lo fa davvero con tanta passione. Il cameriere ci porta i menù, di cui avevo letto qualcosa, ma nella versione cartacea ci sono delle sorprese. Avevo visto infatti i pici tra i primi, ma al cinghiale e avevo già pensato di fare una richiesta extra. Un momento…leggo “Proposte menù vegan: Pici all’aglione”! Evvivaaaaa…quasi mi commuovo dalla gioia! Beh non solo mia, visto che li ordiniamo per tutti e tre. Del resto, siamo in piena Val di Chiana, se non li mangiamo qui quelli autentici… Prima di iniziare con le nostre scelte, ci viene offerto un benvenuto: tiramisù agli spinaci, molto sfizioso sia alla vista che all’assaggio (niente carne, anche qui)!
Ed arriva anche il pane “appena sfornato” ci dice il cameriere…caldo, fragrante e gustosissimo fatto da loro con farine locali e non raffinate, di grani antichi. Iniziamo molto bene! Silenzio in sala…e’ il momento da me tanto atteso, ecco i pici!
Dire che erano uno spettacolo è riduttivo: pici freschi con un sugo così buono che ho lucidato il piatto a suon di scarpetta, con quel pane poi! Nel frattempo arrivano altri ospiti accanto a noi e li accoglie lo chef, simpaticissimo e oste perfetto. Non posso fare a meno di origliare i racconti dei suoi piatti e spiega ad una signora scettica nel leggere la parola “aglione” che i pici all’aglione sono tipici proprio della Val di Chiana, nato come piatto povero perché fatto con questa varietà di aglio, molto più grande di quello di uso comune (ecco perchè “aglione”) che per questo stesso motivo non aveva molto mercato e i contadini lo tenevano per le loro cucine. Lo chef rassicura poi la signora dicendo che ha un’intensità pari al 10% dell’aglina contenuta nell’aglio tradizionale quindi molto più delicato. Sapevate che è chiamato proprio per questo “aglio degli innamorati“? Dopo averlo mangiato, non lascerà traccia nelle vostre bocche!
Eccone un esemplare, lo chef aggiunge che in questo periodo l’aglione ha le infiorescenze che facevano capolino sul nido di pici che abbiamo appena gustato. Nell’attesa degli altri piatti, Sara si diverte ad esplorare le grandi sale e a portarmi alcune copie della rivista Associazione Nazionale Tartufai Italiani, dove ci sono anche alcune ricette dello chef Rossi…avevo già notato all’entrata la mega targa accanto alla porta. Arrivano i nostri secondi e contorni. Per Ferdinando polpette di cavolo nero, davvero deliziose, con una punta di finocchio che ci sta da favola.
Per me i “fagioli toscanello all’olio extravergine di oliva cotti al forno a legna“, non potevo non prenderli leggendo questo sul menù. Ed infatti ne è valsa la pena: cotti alla perfezione, saporiti e delicati allo stesso tempo proprio grazie all’olio di qualità, con una spolverata di pepe macinato al momento direttamente dallo chef perché “ci starebbe di molto bene”! Sara, già sazia con il suo bel piatto di pici ( conoscendola, avevamo richiesto la porzione normale e non ridotta, rispondendo sorridendo alla domanda del cameriere), assaggia un po’ della crema di cavolo e qualche fagiolo: sono felicissima anche di questo, non capita spesso di trovare piatti diversi dal solito da poterle fare assaggiare.
Quando annuso una buona aria in un nuovo ristorante, e le vedo sul menù, testo le patate fritte perché sento che avranno un loro perché. Così ho fatto anche qui e di perché ne avevano più di uno: “chips di patate bianche locali fresche fritte“, recitava il menù e lo chef, al tavolo affianco “sono una nostra chicca, ve le faccio assaggiare”. Croccanti è dire poco, una tira l’altra anche, spettacolo forse rende di più!
Per non smorzare l’attesa dei pici, e avendone voglia, avevamo ordinato un antipasto insieme ai secondi, i carciofi fritti: sono secondo me un piatto che vale la pena prendere al ristorante, visto il lavoro di pulizia e preparazione che c’è dietro, ovviamente se il ristorante ispira fiducia e i carciofi sono freschi. Le condizioni c’erano tutte ed infatti questi carciofi erano davvero succulenti.
Lo chef, quando vede i nostri piatti vuoti, arriva a tentarci con la fatidica domanda “gradite un dolce?”. E dopo questo pranzo così appagante, secondo voi non ho voluto testare anche i dolci?! Poi ho anche la “scusa” di essere incinta! Per Sara ordino delle fragole al naturale buonissime anche queste, lei le spazzola tutte!
Noi ci lasciamo conquistare dai suggerimenti dello chef: millefoglie, loro vanto, e profiteroles con bignè fatti in casa e riempiti al momento. Attenzione: sul menù c’era anche il dolce vegano eh, noi però ci siamo fatti trasportare e abbiamo fatto uno strappo alla regola.
Questa millefoglie era qualcosa di spettacolare, ho già usato questo aggettivo in questo articolo?! Aveva un gusto davvero unico, lo chef ci aveva tenuto a specificare fosse fatta con burro e panna e niente margarina. Fresca, croccante e delicata. Ferdinando era soddisfattissimo, e io con lui: voleva una millefoglie come torta del matrimonio, ma all’epoca il pasticciere non ce l’ha fatta perché si sarebbe afflosciata fino al momento di servirla…la prossima volta, ci risposeremo qui!
“I profiteroles non sono congelati, sono volutamente croccanti”, anticipa lo chef. La posata infatti non affonda nel bignè, ma bisogna dare dei colpetti per aprirli. Sono freschi si, farciti con ottima panna, e ricoperti con cioccolato fondente vero…nessun surrogato, si sente benissimo!
Se non dovete guidare e li gradite, per chiudere il pasto credo che avrete una bella scelta di “digestivi”, non dite?!
Che dirvi di altro?! Ben poco, se non che questo ristorante è stata una bellissima scoperta e siamo andati via con il sorriso di quando mangi fuori e mangi bene. Il locale è molto baby friendly, lo stesso chef diceva a Sara di fare quello che voleva perché loro “investono sui bambini”! Quindi pranzo o cena veg in piena Val di Chiana non è un sogno, ma una gustosissima realtà! Ancora più bella perché potrei tornare altre 5-6 volte e mangiare piatti sempre diversi e sempre senza carne e derivati. Prima di uscire chiedo allo chef quando possiamo tornare per gustare i suoi piatti al tartufo: ” tra poco inizia la raccolta, quindi li avremo tra un paio di mesi”.
Appuntamento a giugno allora, in questa meravigliosa cornice!
P.s.: per completezza di informazione, vi diciamo comunque che anche i piatti a base di carne venivano molto graditi, quindi in questo ristorante verranno soddisfatti degnamente tutti i palati!
Se vi è piaciuto il nostro racconto, lasciate un commento in basso così continueremo a farne degli altri per suggerirvi dei ristoranti in cui andare a mangiare, con i vostri bimbi, senza dover ordinare i soliti fuori menù o piatti “forzatamente” veg con ingredienti tutt’altro che sani.
Alla prossima,
Alessia e Sara!
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